Dieci Volte Meglio: una visione dell’Italia

Fonte: http://www.diecivoltemeglio.com/programma

Aggiornato il: 2018-01-19

Le linee guida strategiche del programma in dieci punti

1. Ricerca della felicità

Noi crediamo che i cittadini italiani abbiano il diritto inviolabile di ricercare la propria felicità. Non si tratta di un’enunciazione di principio, ma di un elemento centrale della nostra azione e dei nostri valori: vogliamo infatti che il diritto alla ricerca della felicità sia la linea guida della politica e di uno Stato finalmente e realmente amico dei cittadini.

Metteremo al centro delle nostre azioni e delle nostre linee guida le persone. Ricercare la felicità significa - ma non solo - rivedere le politiche sociali: prima di tutto nei confronti delle donne, ma anche della persone della terza età, dei disabili, dei Millennials, della Generazione Z, di chiunque sia tenuto ai margini da una società e da una politica troppo disattenta e inefficiente. Crediamo che la diversità sia la vera ricchezza di un Paese, e lavoreremo per questo.

I cittadini sono spesso vittime di ingiuste disparità e molti talenti vengono sprecati. C’è quindi l’immediata necessità di cambiamenti concreti: sia diffondendo una maggiore sensibilità che adottando azioni positive.

Il nostro obiettivo è ottenere sia nel breve termine sia in prospettiva significativi progressi per chiunque non sia incluso a pieno titolo nella società.

2. Creazione di posti di lavoro

In Italia la disoccupazione ha raggiunto oggi livelli impressionanti. Siamo di fronte ad un vero e proprio allarme sociale che colpisce i giovani, le donne, gli over 50 vittime della crisi e di competenze da rigenerare. È inoltre doloroso constatare l’amarezza degli studenti che stanno perdendo la speranza nel futuro e ammettono la loro paura di doversi accontentare. Il nostro impegno più importante è creare le condizioni perché il lavoro ritorni. In cinque anni si possono generare quasi tre milioni di posti di lavoro qualificati:

300 mila grazie alle politiche ambientali ed energetiche 750 mila sviluppando le tecnologie emergenti 1.500.000 valorizzando le risorse del turismo 450 mila ridando slancio ai settori tradizionali. Abbiamo inoltre come obiettivo la riduzione dell’80% dei NEET, cioè di coloro che hanno smesso di cercare lavoro ma anche di seguire percorsi educativi.

Lavoreremo per favorire le imprese e gli investimenti, e adotteremo politiche che andranno verso tre macro direzioni:

Percorsi formativi su scala nazionale sia rivolti a chi perde l’impiego che diretti a chi non studia e non sta lavorando, per creare professionalità e riqualificare le competenze nei settori digitale, turismo e assistenza agli anziani, oltre che in quei mestieri, spesso di stampo artigianale, riconosciuti nel mondo come eccellenze italiane. Piani industriali di investimenti e detassazioni in settori ad alto potenziale (ambiente, tecnologie emergenti, digitalizzazione). Richiameremo in Italia nuovi investimenti, che permetteranno la nascita di distretti tecnologici e di nuove aziende del settore in tutto il Paese. Riduzione della tassazione per i macro settori industriali, che favorirà l’ingresso di nuovo personale nel mondo del lavoro.

3. Tecnologie emergenti

L’Italia nei prossimi cinque anni può e deve acquisire e mantenere la leadership mondiale nelle tecnologie emergenti: intelligenza artificiale, robotica, trasporti, energie rinnovabili, nano e biotecnologie, nuove frontiere della medicina. Siamo convinti che la classe politica non comprenda appieno il potenziale di trasformazione sociale, economica e culturale che le tecnologie emergenti possono apportare.

Raggiungere un vantaggio competitivo in questi settori industriali in tempi ravvicinati consentirà al Paese di vivere un nuovo rinascimento digitale e tecnologico che porterà i suoi frutti per decenni.

Favoriremo lo sviluppo di questa leadership con la creazione di alcune zone “tax free”, con l’obiettivo di facilitare l’insediamento e il rafforzamento nei settori strategici. Queste aree, collocate in tutto il Paese, richiameranno la presenza (e manterranno quella delle imprese esistenti) di aziende italiane e straniere grazie ad una serie di benefici, tra i quali un’aliquota delle imposte dirette al 5% per dieci anni e un’aliquota stabile al 20% per gli anni successivi.

Inoltre, per le nuove assunzioni a tempo indeterminato (lungo un periodo di dieci anni) l’azienda sosterrà un costo per i dipendenti uguale allo stipendio lordo, con l’eliminazione di ogni costo aggiuntivo. I settori nei quali creeremo le zone “tax free” vedono le imprese italiane già potenzialmente ai vertici mondiali grazie a ricerca e competenze. La agevolazioni consentiranno inoltre la nascita di nuovi distretti tecnologici.

4. Imprese

Solo gli investimenti potranno essere il motore dello sviluppo e del rilancio dell’Italia, quindi il nostro impegno è quello di favorire il desiderio di (ri)fare impresa. Dobbiamo sostenere e dar forza alle imprese esistenti o ripensate con un re-startup, oppure riaggregate secondo nuove logiche di creazione del valore. Ma dobbiamo favorire anche quelle nuove, messe in grado di nascere per cogliere le nuove opportunità offerte dal contesto che sta emergendo: disponibilità di denaro a costo molto basso, tecnologie dirompenti, mercati internazionali accessibili e in crescita.

Crediamo quindi che oggi sia fondamentale intervenire definitivamente sulla tassazione diretta ed indiretta delle imprese, che oggi in Italia è tra le più alte al mondo. Concorderemo con le imprese un patto di riduzione delle tasse a fronte di un aumento di imponibile, insieme all’impegno per il recupero dell’evasione. E aboliremo la partita Iva per chi fattura meno di 80 mila euro, per favorire il sogno di molti italiani: mettersi in proprio.

Inoltre dobbiamo semplificare il percorso a chi vuole investire, attraverso una profonda rivisitazione delle incombenze burocratiche e degli adempimenti normativi previsti dalla pubblica amministrazione. Ma occorre trasformare anche il rapporto con il fisco, sia nella parte tecnica che negli approcci: da un controllo ispettivo a valle (che spesso diventa accanimento) passare a valutazioni congiunte a monte sulla correttezza delle impostazioni fiscali scelte, togliendo incertezza.

Dobbiamo infine lavorare per ottenere risposte dalla giustizia amministrativa in tempi brevi, in linea con la velocità del business delle aziende. L’incertezza del fisco e della giustizia sono infatti un freno enorme per gli investimenti, soprattutto per quelli stranieri e per quelli delle aziende di medie dimensioni.

5. Educazione e cultura

Chi oggi ha 20 anni svolgerà, probabilmente, almeno una decina di lavori diversi prima di compiere i 40 anni. E metà di questi lavori ancora non esistono.

Nonostante le tradizioni culturali del nostro Paese, oggi la scuola e l’università non preparano gli studenti al lavoro e alla società del futuro, mettendo in seria difficoltà le nuove generazioni rispetto al contesto internazionale. Noi proponiamo una completa rivisitazione del nostro modello educativo, adattandolo alle nuove tecnologie che in apparenza spostano il focus sulle macchine, ma che in realtà richiedono più capacità critica, gusto dell’arte e del bello, approccio filosofico e spirito analitico, flessibilità, curiosità e resilienza. Caratteristiche che sono parte del nostro Dna di italiani ma che vanno accelerate, rafforzate e rimesse in circolo.

Porteremo il bilinguismo in tutte le scuole, a partire dalla materna, e la filosofia come materia della scuola primaria. Rafforzeremo lo studio della matematica e delle materie scientifiche e tecnologiche. Lo sport non sarà più solo un riempitivo, ma un completamento della formazione dell’individuo, così come la musica, perché essa rappresenta un’eccellenza italiana da valorizzare nel mondo. L’insegnamento prevederà anche il lavoro di gruppo e la capacità di esporre le proprie tesi, e saranno introdotti sistemi di valutazione che supportino lo sviluppo del potenziale degli studenti.

6. Merito

La valorizzazione dell’eccellenza è un prerequisito essenziale per la crescita della competitività del Paese a livello internazionale, ma deve essere fatta in maniera da non amplificare le disuguaglianze sociali. Le politiche di merito sono fondamentali: indipendentemente dall’età, dallo status sociale, il sesso o le risorse economiche a disposizione, chiunque si impegni potrà contare su un ambiente che valuti adeguatamente il suo contributo.

L’assenza di meritocrazia ha un enorme impatto negativo sulla vita degli italiani, con diseguaglianze e danni economici e sociali inaccettabili. Tra le azioni concrete per riportare al centro il merito puntiamo a creare una task force che migliori la qualità dei servizi e riduca gli sprechi nel settore pubblico, contribuisca a creare migliaia di nuovi giovani leader eccellenti e generi negli italiani più fiducia nello Stato.

Nel campo educativo creeremo un’iniziativa che consenta ai migliori studenti di “crearsi” il proprio percorso universitario di eccellenza, permettendo loro di scegliere gli atenei che preferiscono (generando anche concorrenza tra le università per avere i migliori docenti e i migliori programmi), creando un circolo virtuoso con l’obiettivo di rilanciare la società e rendere evidente l’importanza del merito individuale.

Infine occorre sbloccare l’economia e creare opportunità per i migliori talenti, superando le rendite di posizione: un compito incentrato sui servizi locali pubblici e privati, affidato a giovani indipendenti dal sistema dei partiti con strategie per la (de)regolamentazione e l’attuazione delle normative nelle amministrazioni del territorio. Sottratto a compromessi e lottizzazioni, questo modello sarà il simbolo stesso del merito.

7. Turismo

Siamo consapevoli che l’Italia ha un patrimonio unico di storia, cultura, arte, natura, presenza di siti dell’Unesco. Ma questo contesto irripetibile non può contare su adeguate pianificazioni e azioni per sfruttarle al meglio. E infatti i dati indicano che dal 2016 il flusso turistico complessivo verso il nostro Paese, pur essendo in crescita, non sa sfruttare il calo delle presenze in alcune mete vicine (come il Mar Rosso) e non sa intercettare i nuovi flussi dai Paesi Asiatici o dalla Cina.​

Eppure il turismo è uno dei settori più importanti della nostra economia: è il nostro “oro nero”, che con l’indotto arriva a circa il 10% del Pil, ed è il miglior biglietto da visita per internazionalizzare il Made in Italy e l’offerta italiana nel mondo, non solo nei prodotti di consumo (il cibo, la moda, il design) ma anche a supporto dei beni industriali delle aziende italiane.

Non possiamo più arretrare nelle preferenze dei turisti internazionali, anzi ci dobbiamo riavvicinare al podio pensando che in meno dieci anni il settore potrebbe quasi raddoppiare il suo giro d’affari con alcune iniziative mirate.

Ci riusciremo attraverso un preciso posizionamento del Sistema Italia nel quadro del turismo mondiale, ottenendo maggiore visibilità e proponendo al mercato interi territori e non solo città o regioni, “allungando” le stagioni turistiche e decongestionando i centri più visitati. Il piano prevede di:

Incrementare fortemente la presenza di turisti stranieri nei mesi non estivi. Differenziare e ampliare l’offerta, mirandola a diverse tipologie di turisti e valorizzando le vocazioni prevalenti di alcune aree. Diffondere le “buone pratiche” nella gestione turistica delle aree italiane, come ad esempio l’Alto Adige. Attivare una regia nazionale più efficace, senza accentramenti burocratici, per acquisire più spazi nel campo della comunicazione: è importante parlare ai mercati di interi territori caratterizzati, e non di città o regioni. Aprire maggiormente a risorse private per valorizzare il patrimonio d’arte, inclusa la parte che oggi giace nei magazzini o non è visitabile. Supportare l’imprenditorialità nel settore semplificando la burocrazia, agevolando la digitalizzazione, con finanziamenti e defiscalizzazioni mirate. Semplificare il sistema di leggi e norme che frenano l’iniziativa privata. Valorizzare la sostenibilità come elemento di qualificazione del “nuovo” turismo in Italia, anche nei trasporti e coinvolgendo il mondo agricolo.

8. Ambiente, energia e trasporti

L’Italia deve affrontare le sfide ambientali ed energetiche, tutelare il patrimonio naturalistico e valorizzare l’economia e il lavoro che possono svilupparsi in questi settori. La politica non sa programmare interventi efficaci né nelle aree urbane, inquinate e congestionate, né nel territorio, rendendolo più fragile e vittima di eventi catastrofici. Per fermare il degrado e portare in Italia uno sviluppo davvero sostenibile punteremo sull’energia, i trasporti, l’economia circolare e la tutela dell’ambiente e del territorio.

Il nostro obiettivo è trasformare questa situazione difficile in un’opportunità di sviluppo per il Paese, creando 300 mila posti di lavoro nei prossimi cinque anni grazie all’innovazione tecnologica e allo sviluppo nel Paese di cultura e competenze sulle tematiche ambientali ed energetiche. Le politiche che intendiamo promuovere mirano a coniugare la crescita economica e il benessere con la tutela dell’ambiente in cui viviamo, e riguardano tre ambiti tra loro fortemente interconnessi.

Energia e mobilità: Intendiamo accelerare la conversione verso le energie rinnovabili, per arrivare al 50% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030 e promuovere l’efficienza energetica puntando sullo sviluppo e l’utilizzo di tecnologie legate al mondo digitale. Per quanto riguarda il trasporto, promuoveremo l’utilizzo di fonti energetiche alternative ai combustibili fossili per consentire la transizione a veicoli ibridi ed elettrici e raggiungere entro il 2030 una quota del 20% sul parco auto circolante. Intendiamo razionalizzare e ottimizzare i sistemi di trasporto collettivo e sviluppare soluzioni di mobilità integrata efficienti e orientate alle esigenze degli utenti, puntando anche a trasferire il trasporto merci dalle strade alle ferrovie. Economia circolare: Promuoveremo un modello di economia basato su processi produttivi a ridotta impronta ecologica ed elevata efficienza, per favorire la transizione a un’economia circolare dove scarti di produzione e rifiuti diventano una risorsa. Ciò consentirà di ridurre i costi di produzione e al tempo stesso di aumentare la competitività delle imprese e del sistema economico italiano. Accelerando la transizione all’economia circolare ridurremo i rifiuti e il loro impatto e adotteremo attente politiche per gestire i rifiuti residuali, per prevenire le emergenze degli ultimi anni. Puntiamo a ridurre i rifiuti del 30% entro il 2030 aumentando la raccolta differenziata al 90% e riducendo i rifiuti smaltiti in discarica sotto il 10%. Tutela ambientale e del territorio: Attueremo politiche per limitare l’ulteriore impatto dell’uomo sull’ambiente e prevenire il degrado del territorio. Attiveremo misure di supporto per ripristinare le aree degradate rendendole di nuovo utilizzabili, e investimenti e interventi per prevenire il dissesto idrogeologico. Puntiamo ad azzerare il consumo del suolo entro il 2030. Favoriremo l’ammodernamento delle infrastrutture per la gestione dell’acqua, puntando a ridurre della metà entro il 2030 le perdite nella rete che sono tra le maggiori responsabili dello spreco di una risorsa abbondantemente disponibile e sulle quali non possiamo contare nei periodi di necessità. Favoriremo infine l’incremento delle aree verdi urbane, per rendere le nostre città più vivibili e salubri.

9. Il Piano del Sud

Il Sud Italia è l’area con il più alto potenziale di crescita, e il futuro del Paese passa attraverso la nostra capacità di cogliere questa opportunità. Per rendere anche il Sud dieci volte meglio proponiamo tre linee di intervento:

La prima è creare le condizioni per cui il tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno possa crescere in modo sostenibile, contribuire alla crescita del Paese e creare nuovi posti di lavoro stabili. Il secondo punto è creare infrastrutture e servizi di qualità, per restituire a cittadini e imprese un territorio pieno di occasioni di crescita che contribuiscano a riaccendere la speranza. Il terzo punto è creare gli strumenti che consentano di rendere la gestione della pubblica amministrazione, della giustizia e della sicurezza, più snella e trasparente e più vicina alle persone e all’economia, in un ambito di crescente legalità. Sono oltre 100 i progetti che abbiamo già identificato in questi ambiti: formazione, istruzione, turismo, sanità, risorse naturali, salvaguardia del territorio, digitalizzazione dei servizi. E tutto ciò senza aggiungere capitoli di spesa, ma utilizzando in modo efficiente le risorse già stanziate: ben 93 miliardi di euro di fondi europei e italiani per il Mezzogiorno fino al 2020.

10. Digitalizzazione

Il mondo è digitale, interconnesso, veloce, le città sono sempre più “smart”, ma l’Italia è ancora ferma ai timbri e alla carta bollata, a differenza di altri paesi del nord Europa e di zone in via di sviluppo che hanno abbracciato le innovazioni con coraggio. La digitalizzazione promessa (e imposta per legge sette anni fa) quasi non esiste, creando disagi ai cittadini e moltiplicando tempi e costi per le imprese, che cedono ai concorrenti anche questo vantaggio competitivo. Il divario digitale rispetto alla UE è enorme: siamo ultimi, con Bulgaria e Romania.

Vogliamo che la digitalizzazione diventi un tema trasversale per tutto il Paese, favorendo con azioni e strumenti mirati l’efficienza prima di tutto della pubblica amministrazione, e poi dei cittadini e delle aziende.

Vogliamo finalmente sostituire le raccomandate e i raccoglitori cartacei con le e-mail, le comunicazioni elettroniche e gli archivi digitali. Investiremo in una banda larga che supporti il processo di innovazione. Beneficeremo di sensibili risparmi, intercetteremo i fondi europei che oggi vanno dispersi, daremo nuova spinta agli incubatori tecnologici nel territorio e importanti vantaggi alle imprese per l’e-business, che nel nostro Paese è ancora lontano dalla competitività dei nostri concorrenti.